Questo sito contribuisce alla audience di 
QUI quotidiano online.  
Percorso semplificato Aggiornato alle 19:00 METEO:ABETONE16°  QuiNews.net
Qui News abetone, Cronaca, Sport, Notizie Locali abetone
martedì 15 ottobre 2024

RACCOLTE & PAESAGGI — il Blog di Marco Celati

Marco Celati

MARCO CELATI vive e lavora in Valdera. Ama scrivere e dipingere e si definisce così: “Non sono un poeta, ma solo uno che scrive poesie. Non sono nemmeno uno scrittore, ma solo uno che scrive”.

L'ispettore Calò

di Marco Celati - martedì 25 aprile 2017 ore 10:35

"Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e come è duro calle / lo scendere e 'l salir per l'altrui scale". Ada ripassava a mente il verso dantesco del XVII canto del Paradiso, la profezia di Cacciaguida, mentre puliva le scale del condominio. E poi dicono la Divina Commedia e una laurea in lettere non servono a niente! Faceva quel lavoro perché era l'unico che aveva trovato, ma, grazie all'Alighieri e all'Università, almeno con una sapiente consapevolezza di quanto ingiuste fossero la società e la vita. Quel condominio poi sembrava interminabile, composto com'era di due palazzi adiacenti di cinque piani con rampe di scale autonome. Per fortuna c'erano gli ascensori che facilitavano il lavoro per il trasporto dei secchi e del materiale per le pulizie. Il lavoro parte presto, la mattina alle sei. Così aveva disposto l'amministratrice del condominio: prima delle otto, quando la maggior parte degli inquilini usciva di casa, doveva essere tutto a posto. E si doveva anche fare piano per non disturbare il sonno della gente. Un lavoraccio. Diciamo che, citazione dantesca a parte, non c'era granché tempo per l'animo di indugiare sul superfluo.

Poco prima delle sette aveva finito di passare il cencio nel primo palazzo e ora doveva affrontare il secondo. Prese nuovo detergente e cenci nel furgone della ditta, parcheggiato nella piazzetta e si avviò con i secchi e tutto, il mazzo di chiavi già pronto in mano. Aprì la porta d'ingresso, entrò nell'atrio e si diresse verso la rampa delle scale. Nel sottoscala, a sinistra, c'erano gli stanzini per le utenze, anche quello dell'acqua con la cannella per riempire i secchi. Il vano scale era in penombra, accese la luce e l'urlo gli rimase strozzato in gola. C'era una figura riversa sul pavimento! Svenuta o peggio? Vincendo la paura, con il cuore che le rimbalzava nel petto, Ada si avvicinò. Vide un accappatoio, un pigiama, delle ciabatte, vide che era una donna, i capelli scuri parevano bagnati e non sembrava solo priva di sensi. Sembrava priva di vita. Poi non volle vedere più nulla. Uscì di corsa in strada, si rifugiò nel furgone, prese il cellulare e chiamò il 118.

La volante arrivò dopo quindici minuti. Un'eternità per Ada che introdusse nell'atrio i poliziotti. La donna, un'inquilina quarantenne, era morta davvero. Strangolata. L'ispettore Calogero dispose tutti i rilievi e le misure del caso. Era preoccupato: con questo nuovo delitto erano tre le donne uccise in diversi palazzi cittadini, negli ultimi tre mesi. E anche le altre per strangolamento. Si era già diffusa la psicosi del maniaco dei condomini: un assassino seriale in una città altrimenti tranquilla, dedita al lavoro, dove non succedeva mai niente di niente! Questi omicidi avevano ingenerato panico e una diffusa inquietudine sociale. La Questura, non meno degli organi di stampa, esigeva dei risultati, una soluzione, un colpevole. L'ispettore sentiva più che mai la mancanza del suo collega e superiore: il commissario Favati, andato da poco in pensione e ancora non rimpiazzato, a causa dei tagli e del contenimento della spesa pubblica. Si godeva il meritato riposo a Capo Verde, buon per lui. Anzi, accidenti a lui e noi qui ancora a tribolare!

Calogero interrogò a lungo Ada per raccogliere tutte le informazioni possibili. La signorina -dottoressa prego- raccontò all'ispettore, per filo e per segno come aveva rinvenuto il cadavere. Era la prima volta che le capitava di imbattersi in un delitto e ne era atterrita. E, a precisa domanda, dichiarò che, sì, anche negli altri casamenti dove erano avvenuti i delitti, era l'impresa da cui dipendeva a svolgere il servizio di pulizia delle scale. Ma del resto loro lavoravano per molti condomini della città. L'ispettore convocò in Commissariato il sig. Duilio Chiavaccini, titolare dell'impresa di pulizie "Mondo Pulito", una società, ovviamente, a responsabilità limitata. Il Chiavaccini, personalmente aveva alibi di ferro per tutti e tre gli infausti eventi e, oltretutto, le altre uccisioni erano avvenute in orari diversi, una intorno alle 12 e l'altra verso le 23, quando non erano in corso le pulizie delle scale.

Insomma non se ne veniva a capo, non era facile far luce sui macabri episodi che apparivano legati dalla circostanza del luogo del delitto e dalle sue atroci modalità, ma non era semplice individuare il filo che le teneva insieme. Le vittime erano tutte donne mature che vivevano sole, ma non vi era alcun nesso tra loro. Tutte erano state aggredite e da molti indizi sembrava che alla base degli omicidi ci fosse un raptus, ma non era stata usata su di loro violenza sessuale. Erano morte per soffocamento, in seguito a compressione della carotide, causata da strangolamento, come dichiarò il medico legale, dottor Magnani, vulgo "Brucio". Tutto faceva pensare ad un uomo, piuttosto alto, dotato di una notevole forza e destrorso, a giudicare dai segni lasciati sul collo delle malcapitate. Le indagini non procedevano, Calogero si risolse a telefonare. All'altro capo del cellulare, all'altro capo del mondo quasi, il Commissario Favati rispose.

Calogero, che piacere sentirti! Come va? Male commissa'..! Calò e dai con questo commissa', sono in pensione ormai, Nedo e basta. Va bene comm...ok Nedo. Che succede, Calogero?

E l'ispettore gli spiegò la storia degli omicidi e che brancolavano nel buio: c'erano tre delitti senza un movente.

Calò, lascia perdere il movente, la vita e la morte sono spesso senza senso, concentrati piuttosto sui particolari che sembrano casuali, privi di significato, lì potrebbe trovarsi il motivo nascosto che spiega l'irragionevolezza delle cose: per esempio, come mai le vittime erano tutte donne sole e perché una aveva i capelli bagnati? Ora però scusa Calò, ma ti devo lasciare, mi aspettano per la proiezione di "Ladri di Biciclette": è un programma sul Cinema Italiano che abbiamo organizzato al "Centrum". Piuttosto fra poco anche te sarai fra i pensionati, vienimi a trovare a Capo Verde, te l'ho detto, la vita non ha un significato preciso, ma qua si sta bene, un paradiso. Grazie Nedo, ma quando vado in pensione ho i miei nipoti e anche un po' di terra. È terra ferma, Calogero! Proprio per questo Nedo, proprio per questo: ci crescono su anche i nipoti, ti saluto. Ciao, chiama quando vuoi, ispettore. Anche te, commissario, ex, insomma fatti sentire ogni tanto, ciao.

Già, perché tutte donne sole e perché l'ultima aveva i capelli bagnati? Se li era lavati, aveva fatto una doccia, questo spiega anche l'accappatoio. Ma che ci faceva giù nel sottoscala? Calogero rimuginava tra se' queste domande. Anche Ada rimuginava tra se' queste ed altre cose. Riavutasi dallo spavento, aveva ripreso il suo lavoro, ma continuava a pensare alle circostanze del delitto in cui si era imbattuta e a quegli altri omicidi. E qualcosa non le quadrava. Tutte e tre le donne scendono le scale e vanno incontro al loro assassino. Perché? E poi tre single, è una coincidenza, oppure no? Dio mio, non sarà mica...?! Aveva un sospetto che la spaventava terribilmente. Parlarne con il Chiavaccini? No, meglio direttamente con l'ispettore, non si sa mai.

Ispettore quando mi ha chiesto se lavoro da sola le ho risposto di sì, però per le ferie e le malattie... C'è un sostituto in azienda, un ragazzo esuberante... Lo so signorina -dottoressa scusi- me l'ha detto il suo datore di lavoro, abbiamo indagato, ma gli alibi del ragazzo tengono, non è lui, stia tranquilla, grazie. Però, scusi Ada, esuberante in che senso? Ma, non so, ispettore: è un tipo estroverso, un po' chiacchierone, insomma. Va bene Ada, la ringrazio per la sua deposizione; mi dica ancora una cosa, le chiavi dei palazzi? Una copia la tengo io, ne facciamo sempre un'altra per prudenza, le tiene il titolare in cassaforte e le consegna lui di volta in volta.

Ada tornò, rinfrancata, al suo tran tran quotidiano, su e giù per le scale, avanti indietro, avanti indietro, come la vita racchiusa che non si risolve, come il suo nome breve e palindromo. Si ricordava sua madre, quando c'era ancora. Era lei che le aveva dato quel nome, faccio prima a chiamarti, a scriverlo. Il padre lavorava alla Piaggio, voglio che tu studi, che stia bene nella vita. È bello quando riemergono di noi messaggi dal passato che ci ricordano chi siamo stati. Ed è triste ripensare a come non siamo stati capaci di essere. Ma Dio mitiga il vento per le pecore tosate, è un proverbio inglese. L'aveva sentito dal professor Romboli, alla commemorazione di Anna Vanni Lupi, una brava poetessa. Era stata la sua maestra e Romboli il suo amato professore. Un giorno anch'io farò l'insegnante. Sabato, seddiovole è Sabato! Festa, il suo ragazzo verrà a prenderla, andranno a fare un giro. Lei dopo la laurea e il lavoro ha lasciato finalmente la casa dei genitori, è andata a vivere da sé. Si alza presto, si fa una doccia, si sta asciugando i capelli e, come a volte capita, all'improvviso salta la corrente. Un sovraccarico. Cazzo, che palle! Per fortuna il quadro con il salvavita l'ha fatto mettere nell'appartamento, se no le sarebbe toccato scendere al piano terra. E così Ada capisce!

Ma anche Calogero aveva capito. I particolari, le mezze frasi, le circostanze, i capelli bagnati: nella sua testa si era accesa una lampadina che gli aveva illuminato la strada verso la soluzione, nonostante l'assassino avesse cercato di toglierla la luce. Perché è così che faceva: aveva le chiavi, entrava nello stanzino delle utenze nel sottoscala, sapeva i cognomi delle inquiline che vivevano sole, staccava la corrente, aspettava, appartato, che scendessero a riattaccare la luce, le aggrediva e le uccideva. Era il "chiacchierone" che si occupava di riprodurre le chiavi. Ma non era stato lui. Lui parlava, senza darsi pensiero, degli inquilini del palazzo con l'uomo della Ferramenta a cui ordinava le copie delle chiavi. Il negoziante lo faceva parlare e, ricevute le informazioni che gli servivano, si faceva una copia delle chiavi per se' e così poteva mettere in atto il suo piano criminale, dando sfogo alla sua follia omicida. Un omaccione con un ghigno un po' a tagliola, ma all'apparenza tranquillo. Chissà cosa gira nella testa della gente. Quale morboso intreccio di passioni, di bene e di male, di normalità e di pazzia. Il fottuto stronzo fu assicurato alla giustizia. L'ispettore Calogero ora poteva andare anche in pensione, ma non a Capo Verde con il suo commissario, lui doveva fare il nonno.

Marco Celati

Pontedera, 25 Aprile 2017

L'idea di questo racconto si deve alla giovane Chiara che esorcizza i timori con la fantasia. Calogero esiste davvero, è un amico e una bella persona. Anche Anna Vanni Lupi, alla quale va il mio commosso pensiero, è stata una brava maestra e poetessa, commemorata dal prof. Floriano Romboli, inappuntabile come sempre. Io la voglio ricordare nel giorno della Festa della Liberazione, a lei sarebbe piaciuto. Il proverbio inglese è "God tempers the wind to the shorn lamb", speriamo sia vero e valga anche da noi, nonostante la Brexit. Chiedo scusa ai Ferramenta cittadini, tutta gente gentile e per bene, sicuramente migliore di questo insulso scribacchino. 

Marco Celati

Articoli dal Blog “Raccolte & Paesaggi” di Marco Celati