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lunedì 11 novembre 2024

PSICO-COSE — il Blog di Federica Giusti

Federica Giusti

Laureata in Psicologia nel 2009, si specializza in Psicoterapia Sistemico-Relazionale nel 2016 presso il CSAPR di Prato e dal 2011 lavora come libera professionista. Curiosa e interessata a ciò che le accade intorno, ha da sempre la passione della narrazione da una parte, e della lettura dall’altra. Si definisce amante del mare, delle passeggiate, degli animali… e, ovviamente, della psicologia!

​La prospettiva della chiusura

di Federica Giusti - venerdì 06 novembre 2020 ore 07:30

Sono tempi duri. Sono tempi strani. E questo lo stiamo ripetendo davvero da mesi. Ci siamo presi una pausa estiva, forse, ma adesso no, non possiamo fare a meno di notare che la situazione sta diventando difficilmente sostenibile per tutti.

Stiamo assistendo, in queste settimane, ad un malcontento dilagante che sfocia, talvolta, in scontri in piazza. Anche a Firenze, la fine di ottobre è stata caratterizzata da questo tipo di scenario, così lontano dalla nostra quotidianità.

Ovviamente questo non può e non vuole essere un luogo di commento politico ed economico a tutto ciò che ci circonda. Come spesse volte affermo, non mi permetto di esprimere pareri rispetto a contesti che non conosco nel profondo e nei quali non ho competenza.

Quello su cui ho riflettuto questa settimana è il vissuto psicologico di chi si è trovato a rivedere, modificare, se non addirittura, chiudere la propria attività.

Ho fatto un giro nel mio paese, Pontedera, e mi sono fermata a parlare con qualche lavoratore dei settori interessati dal DPCM del 25 ottobre scorso.

Ho trovato un po' di paura. Comprensibilmente. Paura per il futuro, paura per la sorte della propria attività, e, di conseguenza, della propria famiglia. Una certa sensazione di destabilizzazione e incertezza.

Ma ho trovato anche voglia di mettersi all’opera e cercare soluzioni non banali. Ho trovato persone che fanno il loro lavoro con passione. Persone che hanno accusato il colpo della chiusura o del cambiamento di orario di apertura, che si sono prese qualche giorno per capire, per studiare la migliore strategia di marketing per proporre alla clientela qualcosa di nuovo e di diverso da ciò che avrebbe potuto trovare nel solito luogo solo quindici giorni prima.

Ho trovato uomini e donne, imprenditori in grado di rimboccarsi le maniche e cercare di ripartire e reiventarsi per l’ennesima volta in un anno a dir poco complesso.

Ho trovato anche rabbia e frustrazione. È chiaro. Quando investi in un progetto e poi sei costretto a rinunciare o a rivedere di sana pianta tutto, puoi davvero sentirti sopraffatto, sfiancato, sfinito, messo al palo.

La situazione generale è veramente difficile da vivere e da affrontare. Per tutti in generale e per qualcuno, in particolare, ancora di più.

Cosa fare? Magari avessi una soluzione magica! Ma non è così. Quel che posso dire, quel che posso riprendere dalla letteratura psi è di dare parole al dolore, come direbbe Cancrini, tirare fuori le proprie paure, le proprie angosce, condividerle con chi, magri, è nella stessa barca. Così facendo, magari vengono fuori delle nuove idee, magari no, ma intanto non torneremo a casa con le tasche piene di sassi. Ci saremo un po' alleggeriti. E nella condivisione ci saremo anche arricchiti. Perché condividere permette di osservare le cose anche da anche altri punti di vista. E questo rende la nostra prospettiva sempre più completa.

L’ho detto la scorsa settimana e lo ripeto oggi: essere solidali, fare rete, non isolarci e condividere sono tra i pochi strumenti che abbiamo a disposizione per riuscire a far fronte a questa emergenza. Non dimentichiamolo!

Federica Giusti

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