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venerdì 06 dicembre 2024

DISINCANTATO — il Blog di Adolfo Santoro

Adolfo Santoro

Vivo all’Elba ed ho lavorato per più di 40 anni come psichiatra; dal 1991 al 2017 sono stato primario e dirigente di secondo livello. Dal 2017 sono in pensione e ho continuato a ricevere persone in crisi alla ricerca della propria autenticità. Ho tenuto numerosi gruppi ed ho preso in carico individualmente e con la famiglia persone anche con problematiche psicosomatiche (cancro, malattie autoimmuni, allergie, cefalee, ipertensione arteriosa, fibromialgia) o con problematiche nevrotiche o psicotiche. Da anni ascolto le persone in crisi gratuitamente perché ritengo che c’è un limite all’avidità.

​Roberto Vecchioni e l’ecocidio

di Adolfo Santoro - sabato 01 aprile 2023 ore 08:30

Roberto Vecchioni ha composto nel 1975 “Canzone per Laura”. In questa canzone, come nella maggior parte delle canzoni di Vecchioni, abbondano i simboli, che Vecchioni non svela nelle sue interviste lasciando all’ascoltatore l’interpretazione dei significati: Laura è la metà femminile di Vecchioni? È sua madre? Chi scende dalla filovia è il Vecchioni con la passione per l’alcool? O è piuttosto il fratello Sergio, innamoratosi della droga durante l’adolescenza? E il padre è re Riccardo, che rinuncia alla guerra o è Marco Polo che millanta imprese mai compiute? Non è interessante qui esaminare queste scatole cinesi: son problemi di Vecchioni! È invece interessante cogliere la capacità visionaria di Vecchioni, anticipatrice del contesto attuale: la situazione era già grave nel 1975 ed il tempo non ha fatto altro che renderla gravissima.

La prima strofa canta di un qualcuno che al primo amore si fermò, scese dalla filovia; e allora il mondo gli sembrò una “drogheria”, ed entrò nel “circo del pensateci un po’ voi, dove leoni, clowns, acrobati stavan fermi come lui”: questo qualcuno entrò nel circuito degli eterni Peter Pan e della deresponsabilizzazione. Le dipendenze adolescenziali dall’apparire (con tatuaggi, identità sessuali fasulle, autolesionismi e sofferenze varie, sostanze etc) nel 1975 era un fenomeno che interessava una minoranza di giovani, ma già allora la dipendenza copriva, in conseguenza dell’essere presi all’interno del conflitto genitoriale, l’impossibilità di provare emozioni vitali. Il passare dei decenni ha reso sempre più evidente il fenomeno. Se ne è accorta perfino l’ultima edizione del catalogo dei disturbi mentali (il DSMV-TR). Per il DSMV-TR la manifestazione dei disturbi mentali è attualmente ampiamente influenzata dall’uso precoce di sostanze: fin da giovanissimi c’è l’accesso a ogni tipo di sostanze, che influenzano l’espressione delle potenzialità del sistema nervoso e della relazionalità. Vecchioni concludeva: “Va da sé che Laura non crede, non crede più. Passa il sale, chiacchiera, siede. E guarda giù.”. Laura non poteva, dunque, credere ad un mondo così strutturato; tanto più non si può credere oggi in una società che continua a rubare il futuro ai giovani.

La seconda strofa canta di un re Riccardo, che per primo che salutò la compagnia, si tolse l'elmo e disse: "tié", ma con cortesia. Il re Riccardo si accorgeva dunque dell’assurdità della competizione della società condivisa, basata su una guerra un po’ del cavolo, in cui manca “un senso, un apriscatole, un’idea”, ma in cui tutti comandavano, a che cosa non si sa! Re Riccardo, deponendo le armi, agì il disarmo unilaterale. Per la maggior parte delle persone del 1975 la guerra consisteva solo nello sfruttamento dei propri consimili, ma il tempo ha svelato che la guerra è fondamentalmente contro la Natura e per il possesso delle risorse naturali. Una guerra suicidaria, in cui nessuno dei contendenti è buono, ma sono tutti impegnati ad emettere gas serra e a generare danno e distruzione di suolo, acqua e aria. Nel 1975 c’era la guerra fredda, ora incombono guerre calde, riscaldamento globale, siccità, fame. Se allora Laura non poteva credere ad un mondo così strutturato, come può farlo adesso?

La terza strofa canta di Marco Polo, che fregò tutti (doge, moglie, Turchi e idee), partì da Chioggia ed arrivò non più giù di Bari; poi disse di aver visto “orienti magici" e, grazie alle sue fandonie, ottenne applausi, invidia e ipocrisia dai suoi conterranei. Anche oggi l’oriente magico è un miraggio che distoglie dai problemi terrestri: il pluri-miliardario Elon Musk, ad esempio, nel 2016, aveva fissato lo sbarco dell’uomo su Marte nel 2024 per poi spostarlo, nel 2020, “tra il 2024 e il 2026” e, quest’anno, al 2029; ha previsto che entro il 2050 una cinquantina di persone abiteranno Marte e, nel frattempo, ha inviato nello spazio tonnellate di materiale. Questo materiale si aggiunge al già preoccupante inquinamento dovuto agli ordigni militari delle attuali super-potenze, che mascherano con l’interesse scientifico ed astronautico il conflitto sul controllo degli spazi al di sopra dell’atmosfera. Se Laura non poteva credere allora che lo sbarco sulla Luna fosse un piccolo passo in più per il progresso dell’umanità, come può credere ora a una banda di ingegneri e al loro “progresso scientifico”?

Nella quarta strofa emerge il bambino, che si rivolta contro il potere, fa i conti con la nostalgia del passato, scende dal palco del falso io narcisistico, si riassume la responsabilità della propria vita ed intima al potere di desistere; questa speranza di Vecchioni si concretizza col fatto che questa volta Laura ci crede, chiude gli occhi e dentro ci vede e sorride. Ma questa speranza non può essere proiettata nel 2023! Che cosa può porre rimedio allo sfacelo delle nuove generazioni, del disordine mondiale, del narcisismo dei pluri-miliardari e della banda degli ingegneri-scienziati? Per alcuni l’unica risposta potrebbe essere partire dal reato di “ecocidio” e dal restituire all’ONU il suo ruolo super partes.

Ma che cos’è l’ecocidio? È il danneggiamento e la distruzione degli ecosistemi: un danno alla natura diffuso, grave o sistematico, commesso nel corso di decenni e che ha creato l’attuale emergenza climatica ed ecologica. I danni e la distruzione riguardano gli oceani (pesca industriale, fuoriuscite di petrolio, diffusione ubiquitaria della plastica, estrazione mineraria in alto mare), le foreste (allevamento industriale, estrazione di minerali, produzione di olio di palma e di legno), il suolo e le acque dolci (cementificazione, fuoriuscite di petrolio, estrazione mineraria, sabbie bituminose, fracking, prodotti chimici tessili dell’industria della moda, inquinamento agricolo e dei fiumi), l’aria (disastri chimici, radioattivi, industriali, agricoli).

Il termine “ecocidio” fu coniato nel 1970 dal botanico americano Arthur Galston, che negli anni Quaranta aveva scoperto gli effetti defolianti della sostanza alla base dell’Agente Arancio, usato dagli Stati Uniti durante la guerra del Vietnam per stanare i viet-cong dalle foreste; l’uso dell’Agente Arancio causò gravissimi problemi di salute a milioni di persone (tumori e malformazioni fetali), il danno e la distruzione di più di ventimila chilometri quadrati di foresta e duemila chilometri quadrati di campi coltivati, l’inquinamento per decenni del suolo con la diossina. Si sono poi occupati dell’ecocidio come problema di diritto internazionale alcune personalità politiche (tra gli ultimi Papa Francesco ed Emanuel Macron) ed istituti autorevoli, come la Corte Penale Internazionale (CPI) e lo “Stop Ecocide International SEI.

La CPI è un tribunale per i crimini internazionali, che riconosce attualmente come crimini internazionali il genocidio, i crimini contro l’umanità, i crimini di guerra e le aggressioni; c’è l’intenzione di aggiungere come altro ambito l’ecocidio (ma già le prime bozze dello “Statuto di Roma”, l’atto costitutivo della CPI, includevano una legge sull’ecocidio, rimossa per volere di Regno Unito, Francia e Paesi Bassi). Essa ha sede a L’Aia, in Olanda (così come la Corte Internazionale di Giustizia, un organo dell’ONU, con cui la CPI non va confusa). Lo Statuto di Roma è stato sottoscritto da 123 Paesi (ma non da USA – che ritirò con Bush jr la firma di Clinton -, Russia, Cina ed India) e, dal 2002, può processare chi risiede in uno di questi Paesi o chi è accusato di reati compiuti in questi Paesi, nel caso in cui lo stato interessato non possa o non voglia farlo. Il primo processo è iniziato nel 2009 ed attualmente sono ancora in essere i processi per i presunti crimini commessi in Repubblica Democratica del Congo, Repubblica Centroafricana, Uganda, Darfur, Kenya, Libia, Costa d’Avorio, Mali, Georgia e Burundi (a parte la Georgia, tutti Paesi dell’Africa!); mentre la CPI si è rifiutata di occuparsi o non si sta occupando, tra gli altri, dei crimini commessi in Iraq, Afghanistan e Palestina, ha spiccato recentemente il mandato d’arresto per Vladimir Putin.

Il SEI è stato fondato nel 2017 dall’avvocato Polly Higgins (morta nel 2019) e da Jojo Metha: esso promuove le comunicazioni del movimento globale che intende trasformare l’ecocidio in un crimine internazionale. Il 22 giugno 2021, il suo comitato di esperti indipendenti ha pubblicato una nuova proposta riguardante la definizione di ecocidio in base a due requisiti: 1) l’atto deve procurare un danno ambientale grave e diffuso o a lungo termine; 2) l’atto deve essere illegale (sia a livello nazionale che internazionale) o sconsiderato. Le conseguenze sarebbero: 1) includere i danni ambientali nello Statuto di Roma e, quindi, nel diritto penale internazionale; 2) cambiare la consapevolezza individuale riguardo al cambiamento climatico; 3) le aziende dovranno cambiare il loro modello di business, diventando più sostenibili e rispettose dell’ambiente; 4) la giustizia climatica per le comunità più colpite. Per la Metha l’introduzione del reato di ecocidio potrebbe avere una funzione deterrente per il rischio per gli amministratori delegati delle aziende e per i capi di stato di subire conseguenze penali per i propri comportamenti,. Ma pensare che CPI e ONU, con i loro tempi ed il loro potere da bradipi, siano la risoluzione del problema è velleitario: neanche la Laura di Vecchioni ci crederebbe.

L’emergenza climatica ed ecologica è, infatti, il risultato di molti anni di attività industriali, i cui rischi sono noti già da tempo noti. La responsabilità è dei “decisori” di industrie, finanza, governo. Anche se il mainstream tende a coinvolgere tutti nel senso di colpa, noi, “cittadini-consumatori”, abbiamo minime responsabilità; la responsabilità dell’ecocidio appartiene ai “decisori”: imprenditori, chi manovra i soldi, i politici. Ed è un paradosso credere che i “decisori” possano condannare se stessi!

La soluzione è da un’altra parte: è nella “decrescita serena”, predicata da Serge Latouche nella prima metà dello scorso decennio ed irrisa o ignorata dai “decisori” di allora, che purtroppo sono ancora i “decisori” di ora.

Adolfo Santoro

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