Manifesto per il biblioattivismo
di Roberto Cerri - sabato 28 febbraio 2015 ore 19:37
Da un po' di tempo mi sono convinto che la lettura pur non essendo un obbligo morale costituisca una specie di dovere civico. Se la legge non prevede l'ignoranza, solo le buone letture possono rendere il cittadino informato e consapevole. Senza passare per fanatico, credo però che solo l'uso quotidiano e prolungato della lettura di buoni libri e periodici possa rendere i cittadini ben informati. Non ci sono alternative. Ma come fare allora per convincere il 90% dei nostri concittadini che non mette mai piede in una biblioteca in un anno ad entrarci e a passarci un po' di tempo? Come persuadere quel 50% di noi che non sfoglia neppure un libro in un anno a passare in libreria, in edicola o al supermercato e a comprare un testo e a provare a leggerlo? Come moltiplicare il popolo dei lettori e trasformarlo nella maggioranza degli uomini e delle donne di questo Paese?
Dopo anni di lunga e faticosa riflessione, sono giunto alla convinzione che la scuola, gli editori e le biblioteche non bastano. Serve un movimento di “lettori” che agiscano da apostoli della lettura e convincano i loro amici a leggere. Insomma servono dei biblioattivisti che si diano da fare, alla luce del sole e nell'ombra, per sostenere la diffusione dei libri e della lettura. Meglio se di buona qualità.
Per questo, come in ogni movimento rivoluzionario che si rispetti, per prima cosa serve un manifesto che sintetizzi in pochi punti gli obiettivi e gli scopi del biblioattivismo. Un testo che definisca l'orizzonte.
Sia chiaro che non penso ad un movimento elitario. Niente gruppuscolo rivoluzionario di pochi ma buoni. Quando sogno il biblioattivismo, vedo masse che camminano coi libri in mano, una rivista in tasca, una biblioteca a disposizione nel tablet infilato nello zaino. Vedo un'umanità connessa ad internet per trovare il libro adatto a chiarire quel concetto che ancora non si riesce a capire. Insomma penso ad una grande movimento di lettori che cambi (col tempo, si capisce) gli usi e i costumi degli italiani rispetto al mondo del libro e alla lettura. Penso ad un insieme di lettori che decida di votare solo quei politici che dichiarino di leggere almeno 100 libri all'anno e che, a dimostrazione del fatto che li leggono davvero, sappiano riassumerne efficacemente il testo in 30 righe, citare autore, editore e prezzo di copertina e descrivere i dieci principali argomenti di cui il libro parla in ordine decrescente (dagli argomenti più rilevanti a quelli meno significativi).
Vengo al manifesto.
Il primo comandamento non potrà che suonare così:
Leggere è un dovere civico. Senza esercizio della lettura non c'è vera cittadinanza.
Secondo:
Nessun libro contiene la verità, ma tutti insieme ci vanno quasi vicino.
Terzo:
Non è importante leggere moltissimi libri, ma non ci si può neppure accontentare di leggerne pochi.
Quarto:
Bisogna leggere di tutto e diversificare i propri interessi culturali. Fissarsi ossessivamente su pochi temi, autori o editori (per quanto ispirati e di grande qualità) non va bene. La bibliodiversità è il faro del biblioattivismo.
Quinto:
Ogni lettore biblioattivo deve coltivare la frequentazione almeno una volta alle settimana delle biblioteche a lui più comode.
Sesto:
I cittadini devono aiutare le biblioteche a crescere, a moltiplicarsi, ad essere frequentate. Occorre anche pretendere che le biblioteche siano gestite bene e abbiamo un patrimonio moderno e costantemente aggiornato, mettendo in atto tutti i sistemi possibili (e leciti) di pressione sull'amministrazione pubblica e sugli uomini di buona volontà.
Settimo:
Laddove sia necessario il biblioattivista sostiene anche con proprie risorse lo sviluppo della lettura e delle biblioteche.
Ottavo:
Non basta leggere un sacco, occorre conquistare nuove persone alla lettura. Il proselitismo è un atteggiamento che deve essere suggerito ai bambini almeno a partire dalla scuola materna. Non va mai persa nessuna occasione per fare biblioattivismo.
Nono:
La lettura non va imposta con la forza e non può essere oggetto di segregazione o altra discriminazione. Tuttavia va suggerita caldamente e promossa con tutte le tecniche lecite. Anche molto spinte.
Decimo:
I lettori forti, in grado di dimostrare in maniera inoppugnabile, di aver letto più di cento libri all'anno, nei loro ultimi 30 anni, potranno anticipare di un anno l'avvio della pensione.
Undicesimo:
Nessun libro può essere sottoposto a censura, ma non c'è l'obbligo di leggere proprio tutte le scemenze che si pubblicano.
Giuro che non sono sul libro paga di nessun editore.
Roberto Cerri