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Attualità sabato 31 luglio 2021 ore 08:58

Nubi sul bivacco del Lago Nero

montagna pistoiese

La proposta di privatizzazione preoccupa i volontari che dal 1979 gestiscono quel punto di riferimento per la vita in montagna



ABETONE CUTIGLIANO — Chi va in montagna sa di poter contare su una rete diffusa di punti di appoggio tra bivacchi, ristori, rifugi. Alcuni sono veri propri ristoranti e rifugi notturni, altri sono più spartani. Alcuni sono di proprietà pubblica e gestione privata, altri sono strutture rimesse a posto da famiglie della zona e gestite direttamente, altri ancora sono gestite da volontari, per lo più aderenti alle sezioni del Cai (Club Alpino Italiano). 

Tra quest'ultimi c'è il bivacco del Lago Nero; sul quale, sta per aprirsi una piccola tempesta dopo una proposta di “privatizzazione” per dare lavoro a persone “residenti in montagna” mentre il Cai Toscano e la sezione di Pistoia ricordano il lavoro prezioso del volontariato, che gestisce il bivacco fin dal 1979, facendolo diventare un punto di riferimento importante non solo per la sosta (anche senza consumo) ma anche per le numerose iniziative che portano a far conoscere la montagna, fulcro dell'attività del Cai stesso. 

C'è una lettera aperta del presidente del Cai (sezione di Pistoia), Francesco Taddei e del presidente del Gruppo regionale Toscano CAI, Giancarlo Tellini, nella quale si ricorda che La sezione Cai in questi anni si è impegnata a fondo nel migliorare le strutture e nel reperire fondi per le numerose opere di ristrutturazione".

Naturalmente, il Cai ha il massimo rispetto per idee diverse dalle proprie ma ricorda che “In montagna esistono strutture ben gestite dal privato ma anche alcune dal volontariato. Tutte possono convivere, anzi dovrebbero essere maggiormente integrate, essere in rete, fare squadra. Inoltre l’impegno di tutti, dovrebbe essere rivolto a quelle abbandonate da anni che potrebbero essere invece un’opportunità anche per chi vuole provare a scommettere su nuove forme di gestione". 

Chiaramente, tutte le parti sostengono che la cosa importante sia amare e fare amare la montagna, cercare di preservarla, non distruggerla, e di promuoverla sia nell’interesse di chi ci abita, sia per far capire alle nuove generazioni l'importanza dell'ambiente che ci circonda. Probabilmente, anche qui manca – e si sente – il ruolo dell'ente pubblico (nella montagna pistoiese ci sono circa 8.000 ettari di foresta demaniale di proprietà regionale e varie strutture in decadenza tra le quali è utile ricordare una tra tutte: la struttura dell'Acquerino, chiusa ormai da almeno 3 lustri). Davvero nessuno è in grado di programmare un recupero di tante strutture abbandonate e una rete da proporre alle migliaia di amanti della montagna, non solo toscani?


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