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Attualità venerdì 25 marzo 2022 ore 18:53

Guerra e rincari, panificatori in ginocchio

pane vicino al forno

Sono 250 i panifici attivi nelle province di Prato e Pistoia, tra produzione e rivendita. Da loro si leva un grido d'allarme: "Rischiamo di chiudere"



PRATO / PISTOIA — "Tra guerra e rincari di energia e materie prime rischiamo di dover chiudere": è il grido d'allarme che si leva dai 250 panifici attivi nelle province di Prato e Pistoia a cui dà voce Cna Toscana Centro. 

I panificatori vivono un periodo di forte choc, stritolati tra rincari di costi di gestione, materie prime, consumi energetici e trasporti. A penalizzare artigiani e consumatori è soprattutto la strutturale dipendenza dell’Italia dalle forniture estere di frumento duro, tenero e mais. La richiesta di Cna è di mettere in campo un regime di aiuti straordinari tramite un Agrifood Recovery Fund simile a quello attivato in risposta alla crisi pandemica.

"Le quotazioni di grano tenero a livelli mai visti prima d’ora hanno già conseguenze sul mondo della trasformazione e a cascata potrebbero ricadere presto sui consumatori. Il costo della pasta - affermano gli operatori - potrebbe superare il 10%, percentuale che si aggiunge all’aumento del 10% avvenuto a fine dello scorso anno". 

La ricaduta sui prezzi è evidente: a Maggio 2021 un filoncino di pane da mezzo chilo costava 1 euro e 50 centesimi, già saliti a 1,80 euro dopo la prima ondata di rincari. E già si guarda ai 2 euro in prospettiva.

Come spiega la presidente di categoria Alessia Fanti “tra Prato e Pistoia si contano circa 250 panifici, tra produzione e rivendita, e tutti viviamo lo stesso forte disagio legato a questi incrementi continui dei costi di materie prime, energia e carburante che non sembrano voler invertire la rotta e si ripercuotono pesantemente sui beni di prima necessità come pane e prodotti della panificazione, con effetti a cascata sui consumatori finali". 

"Parliamoci chiaro - conclude - se la situazione non cambierà e non arriveranno aiuti per contenere il fenomeno, molti rischiano di dover rallentare l’attività o addirittura di chiudere, e questo deve essere evitato in ogni modo".


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