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Attualità lunedì 24 novembre 2025 ore 09:00

Pietro, Brunello e gli altri, ecco i contadini benemeriti

Foto di gruppo con i Benemeriti
Foto di gruppo con i Benemeriti

Una vita fra peschi, olivi e fiori, irriducibili e infaticabili nei campi: per loro un premio "alla carriera" agricola di lungo e lunghissimo corso



SAN MARCELLO PITEGLIO — Sono Pietro, Brunello, Carlo, Luciano e i fratelli Federico e Gabriele: in comune hanno una vita spesa nei campi fra peschi, olivi e fiori. Per questo ieri hanno ricevuto il premio Coltivatori Benemeriti 2025 di Coldiretti, un premio "alla carriera" agricola di lungo e lunghissimo corso, non ancora finita.

Le loro sono storie che profumano di pesche mature, di lilium freschi di serra, di olio 'nòvo', di photinie colorate e di boschi curati con attenzione artigiana. Storie diverse, ma unite dalla stessa lingua: il lavoro paziente e ostinato dell’agricoltura pistoiese. È da questo mosaico di vite che ieri si è aperta la 75ª Giornata del Ringraziamento di Coldiretti Pistoia, celebrata a San Marcello Piteglio, nel cuore dell’Appennino.

L’appuntamento ha visto il raduno dei trattori in piazza e la messa presieduta da Don Maximilien Baldi insieme a Don Luciano Tempestini, consigliere ecclesiastico di Coldiretti Pistoia. Presenti il presidente dell'associazione degli agricoltori Fabrizio Tesi e il direttore Francesco Ciarrocchi, insieme a numerosi rappresentanti delle istituzioni. Tra gli altri i sindaci di San Marcello Piteglio e Abetone-Cutigliano, Luca Marmo e Gabriele Bacci; la consigliera regionale Simona Querci; il Tenente Colonnello Fernando Baldi, comandante dei Carabinieri forestali di Pistoia; e i presidenti dei Consorzi di Bonifica Paolo Masetti, Medio Valdarno, e Maurizio Ventavoli, Basso Valdarno.

Come ormai tradizione Coldiretti Pistoia ha premiato 5 soci Benemeriti: si spazia da chi ha in tasca la tessera Coldiretti da quando aveva 14 anni, negli Anni 60 dello scorso secolo, a chi ha ‘solo’ 40 anni. Arrivano da Montale, Pescia, Massa e Cozzile, Pistoia e Abetone-Cutigliano.

I Benemeriti 2025 restituiscono il ritratto di quasi tutti i settore dell’agricoltura provinciale: Carlo Bolognesi, interprete di una vita nelle pesche di Montale; Brunello Campetti, memoria storica del settore floricolo pesciatino; i fratelli Federico e Gabriele Campioni, che hanno dato nuova voce all’extravergine toscano; Luciano Caramelli, testimone di mezzo secolo di coltivazioni ornamentali; Pietro Frullani, maestro della gestione rispettosa e innovativa del bosco.

Ecco le loro storie.

Carlo Bolognesi 

Le pesche di una vita

Carlo Bolognesi, classe 1950 di Montale, ha iniziato a lavorare fin da ragazzo insieme al fratello Ferdinando, affiancando il padre nella gestione dell’azienda agricola familiare, che come tutte all’epoca, era multifunzionale. Tra ortaggi, animali e frutteti, si è specializzato nella produzione di pesche dagli anni ’90, scegliendo varietà selezionate come Summer Lady, Fayette e Rosa del West.

Il premio a Bolognesi ritirato da un rappresentante di Coldiretti

Il premio a Carlo Bolognesi ritirato da un rappresentante di Coldiretti

Oggi, coltiva circa 4.000 peschi innestati, seguiti con cura, unendo esperienza e passione. Il passaggio generazionale è avvenuto nel 2015, quando ha ceduto il controllo alla figlia Eleonora, pronunciando la frase: ho deciso di continuare a collaborare come ‘operaio senza stipendio’: garantendo così continuità e trasmettendo il sapere al futuro. Socio Coldiretti da sempre, consigliere della sezione di Coldiretti Agliana-Montale, oggi fa parte del consiglio dell’associazione Coldiretti Pensionati di Pistoia. Carlo è sempre un esempio di dedizione e amore per la terra.

Brunello Campetti

Da quando i garofani viaggiavano in treno

Brunello Campetti, classe 1946, entra nell’azienda floricola del suocero nel 1966, lasciando l’edilizia per dedicarsi ai garofani, allora cuore della produzione del polo floricolo di Pescia. Con la crisi del garofano, seppe diversificare introducendo statice, aster, iris, tulipani, ilex e agrifoglio e poi il lilium, diventato il fiore simbolo dell’azienda. 

Il premio a Brunello Campetti ritirato dal figlio

Il premio a Brunello Campetti ritirato dal figlio

Con il figlio Simone, entrato nel 1990, ha attraversato stagioni floride e crisi profonde: dai tempi in cui venticinque aziende producevano lilium, tra Pescia, Lucca e Viareggio, ai pochi produttori rimasti oggi. Le loro serre – costruite con cura da Brunello e rimaste in piedi persino nella nevicata del 1985, devastante per tutta l’agricoltura pistoiese – raccontano una tenacia rara.

Negli anni d’oro i garofani venivano inviati in treno in tutta Italia, stivati nei vagoni in ceste di canna e tenuti freschi da ghiaccio tritato (e per il Primo Maggio ne partivano ‘una montagna’, naturalmente rossi).

Socio Coldiretti da sempre, Brunello continua ogni mattina a fare la sua parte, con la stessa dedizione di un tempo.

Federico e Gabriele Campioni

I fratelli frantoiani

Federico e Gabriele Campioni hanno preso in mano il Frantoio di Croci appena diplomati, con un’idea semplice e ambiziosa: creare un frantoio moderno, capace di valorizzare al massimo l’extravergine toscano. Ventun anni dopo quel progetto è una realtà riconosciuta in Italia e nel mondo, con oltre cinquanta premi ottenuti: dal Sol d’Oro, all’Ercole Olivario, al prestigioso Flos Olei che nel 2025 ha premiato il Frantoio di Croci come migliore azienda emergente. Allo stesso concorso internazionale Frantoio di Croci, con l’Extravergine ‘Riserva’, ha vinto il primo premio nella categoria olio fruttato intenso.

Il premio ai fratelli Campioni

Il premio ai fratelli Campioni

Il loro è un modello di azienda familiare, da sempre in Coldiretti, che unisce tradizione e tecnologia, custodendo la cultura dell’olio e arricchendola con una sala degustazione affacciata sul frantoio, dove si raccontano processi, stagioni e sapori.

Nell’agriturismo della Valdinievole convivono uliveti, orti, piccole produzioni e buona cucina, testimonianza di un equilibrio raro tra innovazione e radici.

I fratelli Campioni hanno trasformato la loro passione in eccellenza, portando l’olio toscano a parlare la lingua internazionale della qualità, senza perdere l’anima di casa.

Luciano Caramelli

Dalle magnolie alle photine: sempre in campo

Luciano Caramelli, classe 1947, ha costruito la sua vita tra la terra e le piante, iniziando a lavorare giovanissimo accanto al padre, già socio Coldiretti. Dopo il militare scoprì la passione che avrebbe orientato tutta la sua storia: le magnolie. Andava personalmente a raccoglierne i semi a San Giuliano, per poi crescerle nel piccolo appezzamento di famiglia, aiutato dai parenti e dal vicinato.

Il premio a Luciano Caramelli

Il premio a Luciano Caramelli

Con pazienza e tenacia l’azienda è cresciuta, dalle prime magnolie ai cedri, ai cipressini, fino alle photinie che oggi caratterizzano la produzione. Luciano ha imparato ogni gesto del mestiere – potature, innesti, zolle –, tramandandoli al figlio Alessandro, entrato in azienda nel 1994 e oggi guida una realtà estesa per dieci ettari.

In pensione ma ancora presente ogni giorno, Luciano continua a coltivare, potare, preparare il terreno: un testimone di dedizione e continuità, fedele a Coldiretti da una vita intera.

Pietro Frullani

Il maestro che insegna la custodia del territorio nel bosco

Pietro Frullani, classe 1946, è cresciuto nella terra castagnina di Pian degli Ontani, dove fin da ragazzo lavorava con la famiglia tra fieno tagliato a mano, vacche, maiali e pagliai nei campi. Iscritto a Coldiretti a soli 14 anni, ha attraversato i grandi cambiamenti dell’agricoltura di montagna, trasformando l’azienda familiare in una realtà capace di evolvere senza perdere le radici.

Il premio a Pietro Frullani

Il premio a Pietro Frullani

Negli anni ’90 ha scelto il bosco, seguendo la sua vera inclinazione: una gestione attenta, ‘come un orto’, rispettosa dei tempi e degli equilibri naturali. Dalla teleferica ai nuovi macchinari, ha saputo innovare fino alla conversione completa alla biomassa, diventando tra i primi a credere nel cippato, ora usato anche come pacciamante nei vivai pistoiesi.

Con la moglie Licia, compagna da cinquantasei anni, e i figli Francesca e Leonardo ha ampliato l’attività con l’agriturismo ‘La Piastra’. Oggi trasmette ai nipoti l’arte del bosco, custodendo un patrimonio fatto di lavoro, misura e amore per la propria montagna: un maestro!


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