Cronaca

La criminalità organizzata abita (anche) qui

Significativa incidenza del caporalato, maggior concentrazione di beni confiscati, corruzione: così il Pistoiese nel rapporto della Normale di Pisa

Il Pistoiese risulta terra di caporalato

Caporalato, beni confiscati, corruzione: ebbene sì, la criminalità organizzata abita (anche) qui. Sì qui, nella provincia di Pistoia che compare nel quinto rapporto su corruzione e criminalità organizzata realizzato dai ricercatori della Scuola Normale Superiore di Pisa su richiesta della Regione Toscana su base dati del 2020.

Il rapporto è stato presentato stamani e mostra l'emergere di una specifica 'variante toscana' rispetto ai fenomeni di riproduzione delle mafie nazionali e transnazionali in cui il Pistoiese si ritaglia spicchi di indesiderabile primo piano.

Con le province di Prato e Firenze, quella di Pistoia è in testa per incidenza del fenomeno del caporalato e grave sfruttamento lavorativo. I settori d'elezione per la condotta sono tessile e abbigliamento, agricoltura, costruzioni e commercio.

Pistoia è poi al primo posto per il numero di beni confiscati alla criminalità, spesso beni di natura immobiliare: sono 58 quelli sul territorio provinciale sui 541 totali in Toscana. Rispetto all'anno precedente, il 2019, sono il 16% in più. Altro capitolo quello sui fenomeni corruttivi, che vede Pistoia in linea col dato della gran parte delle altre province con 6-7 eventi l'anno. 

“Segnali preoccupanti a cui reagire”, è il commento giunto relativamente allo scenario delineato dal rapporto da parte del presidente della Regione Eugenio Giani e dell'assessore alla legalità Stefano Ciuoffo.