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Cgil, in montagna meglio un supercomune

Il sindacato torna a ribadire il suo sostegno all'idea della fusione dei quattro enti, ritenendo un ostacolo la frammentazione

Pochi giorni fa un decreto del presidente della Regione Enrico Rossi ha stabilito la data del referendum consultivo per la fusione dei Comuni di Abetone e Cutigliano, che si terrà il 29 e 30 novembre. Intanto anche i consigli comunali di San Marcello e Piteglio, in seduta comune, hanno approvato un documento in cui si chiede alla Regione di iniziare l'iter per la fusione. Nel primo caso il nuovo eventuale Comune rappresenterà 2.400 abitanti, nel secondo 8.300. 

Insomma, i tempi sembrano essere maturi per l'avvio di processi, le cui origini ormai risalgono a molti anni addietro. E' in questo rinnovato contesto che la Cgil di Pistoia interviene con una nota. 

"Notiamo con piacere che continua il dibattito sulla possibilità di fusione fra piccoli e medi comuni anche nella nostra Provincia. In alcuni casi con più forza e coraggio (vedi il Presidente della Provincia e Sindaco di Monsummano Terme, Rinaldo Vanni) mentre in altre situazioni ancora permangono dubbi, reticenze se non contrarietà (anacronistiche) - scrive il sindacato - prendiamo atto che anche nella montagna pistoiese è ripresa la discussione con proposte concrete e percorsi già individuati. Fusione a due? Fusione a quattro? Anche in questo caso la nostra posizione è chiara da tempo: ha senso il Comune unico della Montagna Pistoiese. Noi siamo per la fusione di Abetone, Cutigliano, Piteglio e San Marcello. Chi parla di “montagna alta” diversa dalla “montagna bassa” si sta lanciando in fantasiose spiegazioni per motivare una scelta che ha poco senso. Sambuca poi dovrebbe unirsi a Pistoia".

"Noi sosteniamo che ci si debba muovere ora e senza tentennamenti per ottenere la fusione dei piccoli Comuni. Lo abbiamo detto, scritto e proposto già dal luglio del 2004: noi vediamo la Provincia di Pistoia con 6 comuni: 3 in Valdinievole, uno in montagna, uno nella Piana ed il Comune Capoluogo".

Queste le ragioni  apportate dal sindacato: la maggioranza degli attuali enti non supera i 10.000 abitanti, una frammentazione che accresce i costi di gestione dei servizi; Comuni più grandi permetterebbero una gestione del territorio più omogenea; la gestione e la realizzazione delle nuove volontà politiche avrebbe senza dubbio una ricaduta positiva per i cittadini e le aziende e aiuterebbe il confronto con gli altri enti pubblici a partire dalla Regione; le difficoltà di bilancio degli enti locali costringono, soprattutto i piccoli comuni, a non potere programmare nuovi interventi e, ancor peggio, a non mantenere l’attuale qualità e quantità dei servizi resi ai cittadini; l’accorpamento porterà infine un risparmio economico di non poca entità.